lunedì 6 gennaio 2014

Intervista a Mario Grillo

Otto finali scudetto e 468 partite in Serie A non si dimenticano facilmente. Anche se il tuo ruolo non è quello di campione osannato dalle folle, ma quello di umile direttore di gara. E così, davanti ad un caffè (buono), preparato dalle stesse mani che indicavano a Zorzi, Lucchetta e Keeba Phipps se avevano conquistato il punto o meno, ho ripercorso con Mario Grillo gli ultimi 40 anni di pallavolo italiana

Parlare di pallavolo con Mario Grillo è un po' ripercorrere gli ultimi quarantanni di volley pordenonese e nazionale. Con la sua presenza discreta e competente ha infatti segnato un'epoca e ora, dopo otto finali scudetto, equamente ripartite tra maschile e femminile, si diverte ancora a portare la sua competenza nei campionati provinciali. E recentemente ha raggiunto la quota record di 2000 match ufficiali arbitrati.

Ma come si è avvicinato Mario Grillo alla pallavolo?
Abitavo a Sacile e nel 1963, quando avevo 15 anni venne fondata la squadra femminile della Casagrande Sacile. Iniziai ad appassionarmi e cercavo di seguire anche gli allenamenti, ma furono inflessibili. Nessuno poteva assistere alle sedute. Ma la passione era forte e io non potevo demordere. Continuai a seguire la squadra dalle vetrate del vecchio palazzetto di Via Piccin.

Fino a quando non è salito su un seggiolone ad arbitrare...
Era un modo per diventare parte integrante di quel mondo affascinante. Io facevo il tifoso sugli spalti e Lieto Canciani, allora arbitro e delegato provinciale della Federazione, stufo delle mie contestazioni, mi mise alla prova. “Perchè non provi tu ad arbitrare ?” , mi disse. Fu un' illuminazione. Feci il primo corso arbitri nel 1969. Ivan Trinajstic, l'allenatore jugoslavo della Nazionale Italiana e della Casagrande Sacile, nel frattempo giunta in Serie A, mi faceva già arbitrare gli incontri di allenamento e mi consigliò di tenere nota in un quaderno di tutti gli incontri che avrei arbitrato. Ora quei quaderni sono diventati parecchi...

L'esordio
Il 14 Marzo del '70 sul parquet amico di Sacile. Si trattava di un incontro Juniores Maschile: Casagrande contro Ginnastica Pordenonese. Fortunatamente filò tutto liscio

La carriera.
Ho arbitrato 8 finali scudetto e una finale del campionato italiano universitario, oltre a partite importanti di Coppa Italia. Il mio esordio in Serie A Femminile risale all' 8 Dicembre '73 quando andai a Reggio Emilia per dirigere la squadra locale contro il Cogne. Anche qui ricorreva Sacile. Tra le emiliane infatti giocava la mia concittadina Ivana Camilotti. La mia prima volta nella massima serie maschile si svolse invece nel '76: Casadio Ravenna-Cus Firenze. In tutto ho arbitrato 468 incontri di Serie A. Il mio match d'addio alla Serie A è stato il 1 Maggio del '97. Una bellissima finale scudetto tra Modena e la Foppapedretti Bergamo. Kirillova, Weersing e una giovanissima Piccinini da un lato. Cacciatori, Bragaglia e una stratosferica Keeba Phipps dall'altra. Gran bella pallavolo

Una partita che ricorda con particolare piacere
La finale scudetto del '90 tra Maxicono Parma e Philips Modena. Due grandi allenatori come Montali e Jankovic e una sfilata di campioni impressionante che hanno fatto la storia della pallavolo italiana e mondiale. A fine gara vennero tutti a farmi i complimenti per come avevo diretto.

Com'era il rapporto con giocatori ed allenatori? Ce n'era qualcuno più rompiscatole o difficile da gestire rispetto ad altri?
Ho sempre creduto che il mantenimento dei buoni rapporti con allenatori e giocatori fosse fondamentale per il mio ruolo e, per dire la verità, non ho mai avuto problemi o contestazioni. Quindi preferisco ricordare un grande giocatore come Andrea Lucchetta, simpatico e alla mano. E tra gli allenatori una menzione speciale per Gian Paolo Guidetti, un vero signore della panchina. Ricordo ancora i derby epici tra la sua Panini Modena e l' Edilcuoghi Sassuolo guidata da suo fratello Adriano.

L'importanza del compagno d'arbitraggio per un ruolo “solitario” come quello del direttore di gara

E' fondamentale l'affiatamento e il potersi fidare del proprio collega. E l'intesa, come per i giocatori si affina solo con la pratica e l'allenamento. Io nel corso degli anni ho arbitrato coi goriziani Susic e Fachettin, quest'ultimo un vero maestro. Poi è stato importante il sodalizio con Aldino Zanotti. Verso fine carriera ho fatto da “balia” al padovano Favero e negli ultimi anni al promettente trentino Roberto Locatelli che poi ha avuto la soddisfazione di diventare internazionale.

Momenti di difficoltà nel corso della carriera
Restare tranquilli e concentrati quando hai alle spalle più di 6000 spettatori e la partita è importantissima non è per niente facile. Ma in questi casi ti aiuta l'empatia che riesci a creare coi giocatori. Ricordo ancora una semifinale di Coppa Italia tra Padova e Parma, giocata al vecchio San Lazzaro. In una fase cruciale del match chiamo una palla toccata a muro. Il pubblico è inferocito, ma il giocatore che ha toccato la palla alza la mano per accusarsi del fallo e si complimenta con me per la chiamata.

Com'è cambiato il gioco e il modo di arbitrare ?
Il cambiamento delle regole, che sono diventate più liberali e meno severe e restrittive crea meno possibilità di discussione. In compenso la velocità della palla è aumentata di molto

Consigli per un giovane arbitro
L'arbitro deve essere appassionato, innanzitutto. E poi rendersi quasi invisibile, cercando di non farsi notare e sbagliando meno possibile. Chi inizia questa attività deve essere convinto delle proprie decisioni e intraprendere la propria strada. Allo stesso tempo non deve essere intransigente. La perfetta conoscenza del regolamento è fondamentale, ma lo è ancora di più l'utilizzo costante del buonsenso per poterlo interpretare

Mario Grillo al di fuori della palestra
Le mie radici sono sempre qui nel pordenonese. Ho tre figli: Luca, Stefania e Silvia (quest'ultima è stata palleggiatrice di discreto livello) e tre nipoti. Anche quando arbitravo ai massimi livelli ho sempre mantenuto il mio lavoro in un mobilificio. Facevo i salti mortali per poter conciliare le due attività, ma la passione mi ha fatto superare tutti gli ostacoli. La stessa passione che ora, da pensionato, mi spinge ad arbitrare ogni settimana anche nei campionati provinciali. Nel tempo libero, oltre che occuparmi della famiglia, mi piace stare con gli amici e giocare a carte. Aggiungo un'altro tipo di direzione: quella del traffico. Faccio infatti il Nonno Vigile qui a Fiaschetti di Caneva. 

(Intervista Pubblicata su "Il Gazzettino - Edizione di Pordenone" 2 Gennaio 2014)

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